LA SORELLA DIMENTICATA DI SISSI
La sorella dimentica di Sissi – L’eroina di Gaeta
Concediti un viaggio nel passato
con l’epica storia di una donna straordinaria
“Immergiti nelle pieghe segrete del passato e preparati a vivere l’epica storia di una donna straordinaria. In ‘La sorella dimenticata di Sissi: L’eroina di Gaeta‘ svela un mondo di separazioni, intrighi e coraggio, offrendoti un viaggio avvincente attraverso la vita indomita di Marie Sophie di Baviera, destinata a emergere come l’eroina di Gaeta.”
La sorella dimenticata di Sissi – L’eroina di Gaeta
di Marie Louise Larisch-Wallersee
Prefazione.
Nel vortice del tornado del 1926, tutte le mie speranze di costruirmi una nuova vita negli Stati Uniti svanirono. Ancora una volta ero tornata a New York, cercando con sforzi disperati di stabilire una nuova esistenza. Quando tornavo a «casa» esausta e scoraggiata la sera, di solito passeggiavo lungo la Lower Fifth Avenue in direzione della Porta di Washington. Ogni volta che passavo di lì, qualcosa mi costringeva a deviare dal mio cammino di qualche passo. Invece di girare a destra e dirigermi verso Waverley Place per prendere il traghetto per Christopher Street, da dove potevo raggiungere Hoboken (N. J.), dove risiedevo in modo molto modesto, qualcosa mi attraeva sotto l’arco verso un monumento. Ogni volta che mi trovavo di fronte a esso, le mie mani si stringevano involontariamente a pugni. La statua raffigurava infatti un uomo barbuto che sguainava la sua spada.
L’uomo che mi guardava così ostilmente dal piedistallo non era altro che Giuseppe Garibaldi. Lo guardavo con sentimenti molto contrastanti. Ecco un uomo a cui da una parte non potevo negare una certa ammirazione come statista lungimirante, ma che dall’altra parte portava la colpa per il fatto che la mia povera tante Marie perse la sua corona, e che ciò le spezzò il cuore. Più di chiunque altro al mondo, Garibaldi era responsabile della malinconia che soppiantò la naturale allegria di tante Marie. Tutti i difetti che il marito di tante Marie aveva come Re e come uomo non offuscarono la sua vita tanto quanto la sventura che il grande leader di guerrieri partigiani le aveva procurato. Senza quel Garibaldi, la mia tante probabilmente non avrebbe mai perso il suo regno di Napoli e delle due Sicilie, e io… ma questa è appunto la storia che intendo raccontare qui.
Non sono mai riuscita a stare di fronte al monumento di Garibaldi senza pensare a un giorno dell’anno 1873, quando citai il vecchio detto: «Vedi Napoli e poi muori». La Regina Marie aveva sorriso dolorosamente quando cercavo, in modo infantile, di impressionarla con la mia modesta conoscenza dell’italiano. Sono trascorsi decenni prima che scoprissi quale mondo di malinconia e speranze distrutte si nascondesse dietro quel sorriso che immerse i lineamenti della Regina in una malinconia così straziante. Ai miei giovani occhi, questa malinconia sembrava soprattutto romantica: mi afferrò molto più del fasto reale e della cerimonia spagnola che circondava la mia tante, l’Imperatrice – Sua Maestà Elisabeth d’Austria. Queste due Maestà erano le mie tante preferite. Entrambe hanno avuto un ruolo molto importante nella mia vita. L’imperatrice regnante mi era spiritualmente vicina, ma fui attratta verso la Regina detronizzata di Napoli per un sentimento più profondo. Il motivo più profondo di questo affetto mi divenne chiaro solo molti, molti anni dopo.
Elisabeth e Marie erano due delle cinque figlie di mio nonno, il Duca Maximilian in Baviera – il «buon Duca Max», come i bavaresi lo chiamavano volentieri – e di sua moglie, la Duchessa Ludovika. Aveva anche tre figli, tra cui il maggiore, Ludwig, che aveva sposato una borghese di nome Henriette Mendel, che in seguito, dopo essere stata elevata al rango nobiliare, divenne Baronesse Wallersee. Il buon Duca Max era considerato uno dei principi più belli del suo tempo. Era alto e straordinariamente ben costruito, e aveva decisamente un tocco geniale nel suo carattere. Mai presuntuoso, sempre disponibile e affabile con tutti, amava interpretare il ruolo di un Harun al Rashid. Nella sua filosofia di vita, metteva sempre al primo posto la comodità, e non godeva mai della vita più di quando si trovava tra i suoi amici al tavolo. Le sue passioni erano la caccia, il circo e la musica, e le amava più di ogni altra cosa quando si trovava tra i suoi amici al tavolo.
La nonna Ludovika, la cui bellezza si rifletteva sulle sue figlie, aveva un temperamento molto diverso. Nonostante inizialmente si fosse opposta al matrimonio con il Duca Max, alla fine si rassegnò al suo destino. Era una donna molto religiosa e credeva fermamente che il destino di ogni individuo fosse regolato dal Cielo. Questa fede incrollabile le conferiva la forza di cui aveva tanto bisogno in una vita piena di sventure e dolore. Probabilmente è stata questa disposizione che le ha permesso di trascurare le tipiche indiscrezioni dei Wittelsbach, a cui il buon Duca Max – un ardente ammiratore del sesso opposto, come quasi tutti i Wittelsbach – si concedeva così spesso. Senza dubbio, questa disposizione del buon Duca Max si è anche tramandata a suo figlio Ludwig – una realtà che non riuscivo nemmeno a negare quando ancora vivevo nello stato che si definisce «innocenza infantile».
I Wittelsbach sono sempre stati circondati da un’aura romantica, non solo a causa delle loro avventure nell’ambito dell’amore legittimo e illegittimo, ma soprattutto per il loro rapporto con le arti e le scienze. I Wittelsbach hanno sempre avuto la reputazione di essere una famiglia prolifica, quindi non era affatto sorprendente che la nonna Ludovika avesse dato al marito cinque figlie e tre figli. Le cinque figlie seguirono le orme dei loro genitori, distinguendosi tutte per la loro grande bellezza. Tre di loro erano bionde – Helene, Mathilde e Sophie – e due brune: Elisabeth e Marie, le più belle delle cinque tragiche figlie del duca.
Dopo che tante Marie divenne la moglie del principe ereditario Francesco, il futuro Re di Napoli e delle Due Sicilie, sua sorella minore Mathilde sposò il fratello di Francesco, il conte Luigi di Trani, principe di Sicilia. La quinta figlia del buon duca Max, Sophie, fu fidanzata per un po’ di tempo con il Re Ludwig II di Baviera, ma il matrimonio non si realizzò mai a causa di intrighi politici. Alla fine, Sophie sposò il duca Ferdinando di Alençon, figlio del duca di Nemours e nipote di Louis Philippe, Re dei Francesi.
Mio padre chiamava le mie cinque tante «le sorelle di Niobe» e spesso paragonava le loro vite a quelle delle figlie mitologiche di Tantalo. Faceva notare che, come Niobe, ciascuna delle principesse Wittelsbach fu precipitata nel profondo dolore di un cuore di madre ferito. La tante Imperatrice perse il suo unico figlio, l’erede del Regno Asburgico, per suicidio. Tante Helene seppellì presto il marito e un giovane figlio, a cui era destinato un grande futuro. Tante Mathilde aveva perso il suo bambino per la morte. Tante Sophie aveva visto molti dei suoi «figli adottivi» morire davanti ai suoi occhi nel fuoco, nello stesso fuoco in cui ella stessa perì.
Ma nessuna delle cinque tragiche figlie del duca soffrì più di tante Marie, l’ex Regina di Napoli e delle Due Sicilie. Il suo cuore di madre fu trafitto tre volte: dalla morte, dalla separazione e dalla rinuncia. Forse è proprio questa molteplice sofferenza che rende così prezioso il ricordo di tante Marie per me. Come qualcuno conserva con cura i cari ricordi avvolti in carta di seta, il ricordo di tante Marie è custodito nei recessi più profondi del mio cuore. E come si tira fuori occasionalmente un oggetto di valore affettivo per rivivere il dolce amaro dolore che tali ricordi portano con sé, ora svelo questo ricordo con quell’umile amore che è dovuto a tali sacri ricordi.
Marie Louise von Wallersee.
Un immagine di sposa reale
Tante Marie, l’ultima «immagine» di sposa di sangue reale, conobbe il suo fidanzato personalmente solo dopo che era stata promessa a lui tramite un rappresentante. Tutto ciò che la giovane principessa aveva visto fino a quel momento di Francesco Maria Leopoldo, principe di Calabria e principe ereditario di Napoli e delle Due Sicilie, era stata un’incantevole miniatura dipinta su avorio e artisticamente incorniciata, raffigurante un vero principe delle favole, ma sotto le spoglie di un audace tenente nel reggimento degli ussari della Guardia Reale napoletana. La miniatura fu presentata alla giovane principessa su un cuscino di velluto porpora dal conte Ludolf, confidente del Re di Napoli, che era venuto a Monaco per chiedere ufficialmente la mano ai genitori della giovane principessa dopo che le trattative preliminari erano state concluse in modo favorevole.
Marie era nata a Possenhofen il 4 ottobre 1841. All’epoca della proposta di matrimonio aveva appena diciassette anni e qualche mese. Non le era stato chiesto nulla riguardo a tutta la faccenda. Il buon duca Max aveva dato immediatamente il suo consenso; infatti, la famiglia ducale si sentiva estremamente lusingata dalla proposta di matrimonio. Il principe ereditario di Napoli apparteneva a un’antica famiglia: da parte di padre ai Borboni e da parte di madre alla casa di Savoia. Inoltre, il Re Ferdinando dopo la morte della sua prima moglie aveva sposato l’arciduchessa Maria Teresa, figlia dell’arciduca Karl d’Austria. Nel progetto di matrimonio tra Marie e Francesco, si manifestava nuovamente la peculiarità dei Wittelsbach di preferire il matrimonio all’interno della propria famiglia o di una famiglia con parentela. Tutto ciò contribuì a far sì che tante Marie si vedesse difficilmente come una fidanzata del principe ereditario di Napoli, quasi inaspettatamente e appena adulta.
È in dubbio se, al momento del suo fidanzamento, la giovane principessa fosse consapevole dell’importanza … (continua)
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2 commenti
Isabella
Potrei penalizzare questo libro per la sua trama inevitabilmente scontata, ma devo ammettere che l’analisi che l’autrice ha fatto della ragazza mi ha convinto, forse perché dentro di me volevo vedere una Marie diversa, forse perché probabilmente nella nostra vita tutti abbiamo avuto momenti/fasi in cui ci siamo sentiti inadeguati in determinate situazioni o ruoli.
Questo romanzo riscatta i timidi, gli imbranati e tutti coloro che hanno bisogno di una seconda possibilità per mostrare il loro valore.
Potrei definirlo un’inno di rivalsa e come tale, 4 stelle non gliele toglie nessuno.
Delfini Patrizia Saturn
Forse sarò di parte, essendo nata a Merano (BZ), adorando di per sé la storia della famiglia della principessa Sissi. Comunque dal momento che ho iniziato a leggere questa storia, già dalla prestazione mi ha molto incuriosito; queste sfortune all’interno della famiglia della zia Marie sono esperienze che a leggerle, per come sono state scritte in maniera così accurata stringono il cuore; la descrizione dei personaggi nella prefazione è d accurata, essendo io una persona che quando legge immagina un po’ l’aspetto fisico dei soggetti all’interno della storia, per me la lettura diveta ancora più reale. Passiamo alla storia. Inizio a leggere il primo estratto e lo trovo molto molto avvincente. Infatti ingenuamente andando a cliccare su continua tra le due parentesi sperando di trovare altro da leggere, non si apriva niente e la cosa mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca nel senso che sicuramente, Appena mi sarà possibile andrò a comprare il libro…. Perché lo trovo molto avvincente….Anche perché già dalle prime frasi mi ha preso tantissimo questo modo di narrare… ripeto Andrò sicuramente a comprarlo appena mi è possibile