Elisabetta
Biografie

ELISABETTA IMPERATRICE D’AUSTRIA

di Maurice Paléologue

 

Elisabetta Imperatrice d’Austria

Classificazione: 5 su 5.

 

Capitolo I

La famiglia ducale in Baviera. – Un principe originale: il Duca Massimiliano. – Vita patriarcale a Castel Possenhofen. – La preferenza del duca Massimiliano per la sua seconda figlia, Elisabetta. – Le loro passeggiate e i loro colloqui. – Affinità nei loro caratteri. – L’inclinazione di Elisabetta alla malinconia sognante.

Il 24 aprile 1854, il popolo austriaco celebrava le nozze tra Sua Maestà l’Imperatore Francesco Giuseppe e Sua Altezza Reale la Principessa Elisabetta Amelia, Duchessa di Baviera.

Succedendo allo zio, Ferdinando I, che aveva abdicato il 2 dicembre 1848, il sovrano compì il suo ventitreesimo anno di vita; la nuova imperatrice aveva solo sedici anni. Sembrava una favola: il giovane marito, di antica stirpe germanica, era alto, snello, con un viso nobile, modi eleganti e spirito elevato; la giovane moglie, di razza ancora più venerabile, era di una bellezza unica; ed entrambi si amavano teneramente.

Elisabetta nacque a Monaco di Baviera il 24 dicembre 1837; suo padre era il duca Massimiliano, sua madre la duchessa Ludovica, entrambi appartenenti all’antica casata dei Wittelsbach, la più antica delle case regnanti, poiché, dopo l’estinzione della razza carolingia nel 911, il margravio Arnolfo di Wittelsbach, figlio di Luitpold, fu il primo duca di Baviera.

Il duca Massimiliano, nato nel 1808, era a capo del ramo ducale, già palatino; la duchessa Ludovica, anch’essa nata nel 1808, apparteneva al ramo reale, essendo figlia dell’Elettore Massimiliano-Giuseppe, promosso alla regalità da Napoleone nel 1805, con il nome di Massimiliano I.

Elisabetta aveva trascorso tutta la sua giovinezza in Baviera, a Monaco o nel castello di Possenhofen, nella pittoresca e affascinante cornice del lago di Starnberg.

La compagnia dei genitori, delle quattro sorelle e dei tre fratelli gli aveva garantito una vita familiare molto vivace, felice e affiatata.

Sua madre, la duchessa Ludovica, era la migliore delle donne, interamente assorbita dall’educazione dei figli, dalla gestione della casa e dalle opere di carità; in lei si riconoscevano tutte le virtù e le discipline della borghesia tedesca.

Ma il duca Massimiliano aveva una personalità molto originale, con alcune stranezze inquietanti che già facevano presagire il carattere e il destino della futura imperatrice. È persino possibile credere che Elisabetta e suo padre sentissero una confusa somiglianza nelle loro nature intime, poiché una predilezione reciproca, una sorta di magnetismo, li attirava insieme.

La cosa che più colpisce di Massimiliano è la sua indipendenza mentale, il suo modo di fare disinvolto e il suo umore vagabondo.

Si era completamente liberato dal gretto formalismo che allora prevaleva nelle corti germaniche. Era indifferente alla grandezza dei sovrani, ai pregiudizi di nascita e di razza, ai sacrosanti dogmi del cerimoniale e dell’etichetta, a tutto l’arcaico meccanismo di gerarchie e subordinazioni, ma non li biasimava: si accontentava di sorriderne o di ignorarli.

Il suo acuto intelletto si applicò liberamente agli oggetti più diversi, alla poesia, alla storia, alla filosofia, all’architettura, alla musica, alla medicina, alla geologia, alla botanica e all’astronomia.

A quindici anni aveva già scritto un’opera teatrale; poi aveva scritto racconti e romanzi di una fantasia strana e patetica. Intorno a lui si era così formato un gruppo di giovani scrittori. E, poiché si trattava per lo più di modesti borghesi, i salotti nobili di Monaco si scandalizzarono.

Ben presto, incapace di stare fermo, aveva corso per l’Europa in tutte le direzioni.

Il matrimonio ha interrotto per un po’ la sua vita nomade. Fu allora che acquistò la tenuta e il castello di Possenhofen, da cui si possono ammirare a sud le cime eteree delle Alpi bavaresi. Il vecchio borgo, una struttura feroce e massiccia fiancheggiata da torri quadrangolari, si trova al centro di un bellissimo parco che degrada verso il lago di Starnberg.

Massimiliano vi rimase per molti mesi, trovandovi un luogo in cui soddisfare la sua passione per la natura, gli alberi, le piante, i fiori, la vita rurale e forestale, la caccia e l’equitazione.

Nei confronti della moglie, un’assoluta indifferenza, ma sempre in modo gentile e cortese. Al di fuori del letto matrimoniale, la duchessa Ludovica non ha alcun posto nella vita del marito: sana e robusta, ha dato alla luce otto figli, tre maschi e cinque femmine. Elisabetta, nata il 24 dicembre 1837, era la sua seconda figlia.

Questa volta il duca attendeva con impazienza la liberazione della moglie: da alcuni mesi meditava e si preparava per un grande viaggio in Oriente.

Come suo cognato Ludovico I, re di Baviera, aveva il culto e la superstizione dell’antica Helladia. All’inizio era stato entusiasta dell’avventurosa impresa del nipote Ottone, salito al trono di Atene nel 1832, ma si era rapidamente disgustato quando aveva visto il giovane Basileus invischiato nelle più basse beghe della demagogia rivoluzionaria. Per questo motivo aveva evitato di visitare il palazzo reale. Ma si era dilettato a viaggiare attraverso l’Asia Minore, la Siria, la Palestina e l’Egitto; la terra dei Faraoni, in particolare, lo aveva incantato. Un giorno, al Cairo, in un mercato di schiavi, aveva notato quattro piccoli negri, la cui gentilezza lo aveva divertito: non aveva potuto trattenersi dall’acquistarli; da allora, i suoi negri non lo avevano più lasciato. Appena tornato in Baviera, li fece battezzare. Ma ancora una volta, i salotti nobili di Monaco avevano giudicato che il duca Massimiliano aveva superato il limite consentito nelle sue fantasie (continua)


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