
Maria Zef
“Maria Zef” di Paola Drigo
Un ritratto impietoso della vita di montagna
Maria Zef, pubblicato nel 1936, è il romanzo più conosciuto di Paola Drigo (1876-1938) e viene considerato uno dei grandi capolavori della letteratura italiana del primo Novecento. Nonostante il nome dell’autrice possa risultare meno noto rispetto a quello di altre scrittrici coeve, l’intensità e la forza espressiva di Maria Zef ne hanno garantito una costante riscoperta nel tempo.
L’opera si distingue per la sua capacità di descrivere con crudezza e autenticità la vita delle comunità montane del Friuli, mettendo al centro del racconto il destino di una giovane donna vittima di povertà e ingiustizie.
Contesto storico-culturale
Paola Drigo visse a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, periodo in cui l’Italia rurale era segnata da condizioni di vita estremamente dure, specialmente nelle aree montane. In Friuli, l’esistenza quotidiana era scandita dal lavoro nei campi e dall’allevamento, in un contesto patriarcale dalle regole rigide.
Maria Zef coglie con precisione questo microcosmo di tradizioni secolari e tensioni emergenti, sottolineando come il ruolo femminile fosse particolarmente svantaggiato: i rapporti di forza restavano rigidamente codificati, lasciando pochissimo spazio a un’effettiva autodeterminazione.
Trama e personaggi
La protagonista, Maria, è una giovane orfana costretta a vivere con la sorellina Rosute nella casa dello zio Barbe Zef, un uomo violento e autoritario. La loro convivenza, segnata dalla povertà, si trasforma in un incubo quando lo zio inizia ad abusare di Maria, segnando per sempre la sua vita.
Maria rappresenta l’innocenza indifesa, ma anche una possibile forma di riscatto interiore.
Barbe Zef incarna l’abuso di potere alimentato dalla miseria e dalle convenzioni sociali opprimenti.
Rosute, la sorellina minore, è testimone impotente delle violenze e personaggio-chiave per evidenziare la solitudine di Maria.
Paola Drigo racconta questa vicenda in modo asciutto e penetrante, rifuggendo il sentimentalismo e restituendo, invece, la drammaticità cruda di un ambiente montano ostile.
Temi principali
- Violenza e condizione femminile: l’abuso domestico su Maria è il fulcro drammatico che mette in luce la mancanza di tutela per le donne.
- Povertà e isolamento: l’ambiente montano e la povertà cronica creano un clima di solitudine e rassegnazione.
- Tradizione e fatalismo: il mondo rurale è governato da regole patriarcali che sembrano ineluttabili, costringendo i personaggi a un destino già scritto.
- Desiderio di riscatto: nonostante la cupezza, in Maria vive una tensione verso la ribellione e la speranza di un futuro diverso.
Stile e struttura narrativa
Lo stile di Paola Drigo in Maria Zef è essenziale, concentrato sulle vicende e sui dettagli concreti della vita quotidiana. Pochi personaggi, stretti in relazioni di dipendenza, rendono la narrazione particolarmente tesa e drammatica.
L’uso del dialetto friulano in alcuni passaggi conferisce ulteriore autenticità e radica la storia in uno specifico contesto geografico e culturale.
Fortuna critica e attualità
All’uscita, Maria Zef non ottenne un immediato riconoscimento, complice il periodo storico fascista e i tumulti politici. In seguito, l’opera è stata riscoperta e oggi è apprezzata come un testo significativo per comprendere la società friulana di inizio Novecento e la condizione femminile dell’epoca.
La violenza sulle donne e la mancanza di sostegno per le fasce più deboli sono temi ancora tristemente attuali, rendendo il romanzo un monito a non ignorare soprusi e ingiustizie latenti nel tessuto sociale.
Conclusioni
Maria Zef è un romanzo dal forte valore umano e sociale. Con la sua scrittura incisiva e priva di retorica, Paola Drigo mostra la brutalità di un ambiente montano impregnato di regole patriarcali e di miseria. Il destino di Maria rispecchia quello di molte donne private di voce, costrette ad affrontare soprusi, ma che conservano in sé un fremito di ribellione e di speranza.
Riscoprire Maria Zef significa recuperare un importante tassello della narrativa femminile italiana del Novecento e, al contempo, rinnovare l’attenzione verso tematiche che purtroppo restano di grande rilevanza sociale.
